La Maremma

Non han sì aspri sterpi né sì folti

quelle fiere selvagge che 'n odio hanno

tra Cecina e Corneto i luoghi còlti

 

Dante Alighieri, L'Inferno, XIII, vv. 7-9

 

Il fiume Cecina, a nord, e il Corneto, a sud (nel Lazio), son i due limiti, indicati da Dante, della Maremma tosco-laziale.


Veduta della Maremma
Veduta della Maremma

Da principio il vocabolo marittima era un aggettivo; concordato con il sostantivo regio indicò ogni terra da cui si vedeva e si respirava il mare. Poi l’aggettivo divenne nome proprio di una parte della costa tirrenica o etrusca. Con la decadenza medievale, infine, passando attraverso le forme maretima e marimma, si confermò l’attuale Maremma. Di questa terra Dante dà i confini tra Cecina e Corneto (oggi Tarquinia); ma, quando in Toscana si pronuncia questo nome ci si riferisce a Grosseto e alla sua pianura o, al massimo, alla sua terra.

Terra malata, la Maremma, specialmente dal secolo XIV fino ai tempi del Carducci, del Fucini e del Pratesi, quando la vita concessa non andava oltre la media di venti anni e i capitreno ordinavano ai viaggiatori di tenere chiusi i finestrini nel suo percorso.

Allora in Maremma ci si faceva ricchi in un giorno e si moriva in un anno. Le spose di coloro che vi si recavano preparavano le gramaglie e i parenti cantavano in coro "Tutti ti dicon Maremma Maremma", come i canti di morte ai soldati della prima guerra mondiale; chi non aveva legami familiari s’accasava con una vedova accollandosi anche i figli.

Dopo il deserto medievale le genti si abbarbicarono sulla terra come gli alberi con le loro radici, fecero muro contro l’alito della morte. Così, a furia di chinino, di morti e di sacrifici infiniti, con le buone leggi lorenesi la malaria fu vinta e prosciugata la terra.

Liberamente tratto da La Maremma e il suo territorio

(Azienda di Promozione Turistica – Grosseto)