Il Compatrono: San Guglielmo di Malavalle

San Guglielmo
San Guglielmo

Della vita di San Guglielmo prima delle conversione religiosa non si conosce molto e nella sua figura sembrano identificarsi le vite di tre omonimi: Guglielmo IX Conte di Pittavia e Duca d’Aquitania, deceduto durante un pellegrinaggio a Santiago de Compostella; Guglielmo Conte di Tolosa o Duca d’Aquitania, investito cavaliere da Carlo Magno e ritiratosi nell’ 806 a vita monastica; e Guglielmo eremita che visse gli ultimi anni delle sua esistenza a Malavalle presso Castiglione della Pescaia. Tutti i personaggi citati hanno in comune non solo il nome ma addirittura la condizione di nobile e la vocazione tardiva per la vita monastica.

La ricostruzione della vicenda terrena di San Guglielmo non avviene come per tanti personaggi storici in ordine cronologico dalla nascita alla morte, ma procede a ritroso dalla morte, poiché le notizie si presentano certe e documentate dai suoi discepoli, alla nascita che risulta, fino ad oggi, quanto mai leggendaria e misteriosa.

Certo è che San Guglielmo di Malavalle è un personaggio storico indiscusso per tutti morto il 10 febbraio 1157 come certifica Padre Bolland negli Acta Sanctorum con il titolo De Sancto Guilielmo Magno eremita in Stabulu-Rodis in Etruria. Anno Christi MCLVII-X febb. ("San Guglielmo in Grande, eremita in località Stalla dei Rodi in Toscana. Anno del Signore 1157, al 10 febbraio").

Santiago di Compostela
Santiago di Compostela

Secondo la tradizione San Guglielmo era di origine nobile e cresce presso una corte poco cristiana e nella licenziosità delle armi.

Il Teobaldo (discepolo di San Guglielmo) racconta che durante lo scisma del 1130, dopo la morte del pontefice Onorio II, Guglielmo ormai adulto diventa una parte attiva nell’appoggiare l’antipapa Anacleto.

San Bernardo intercede più volte per invitarlo all’obbedienza e al rispetto del legittimo pontefice fino a fargli giurare che non arrecherà danno alla chiesa. Il Duca davanti al corpo del Signore, che gli mostra San Bernardo per intimidirlo, non può fare altro che promettere sottomissione e sotto la spinta dei primi sintomi di quella che sarà la sua conversione religiosa, si fa saldare da due eremiti locali una maglia di ferro sui fianchi nudi che non si toglierà più.

Desideroso di ottenere il perdono delle proprie colpe, Guglielmo parte per un’udienza privata dal papa. Il Pontefice gli impone un pellegrinaggio a Gerusalemme verso la cui destinazione il Duca si recherà scalzo e digiunando. Raggiunta la meta Guglielmo si ritira in una grotta e si costringe ad una vita di penitenza genuflettendosi ben cento volte al giorno e altrettante nella notte davanti alla Maestà Divina.

La notizia della clausura del Duca d’Aquitania arriva fino alla sua terra con tanta insistenza da convincere alcuni cavalieri a partire per accertarne l’identità e eventualmente convincerlo al ritorno ma Guglielmo che non riteneva di avere ancora scontate tutte le sue colpe, non si piega alle loro suppliche e in fretta si imbarca per l’ Italia.

La permanenza sulla nave e i ritmi del viaggio non gli consentono di esercitare i suoi esercizi spirituali e ben presto comincia a ritornare vulnerabile e quando vede il castello di Monte Santa Croce preso d’assalto dai Lucchesi e difeso dai Pisani sente rinascere in lui l’antico ardore combattivo e promette al capitano il suo aiuto nella battaglia. Ma la mattina dopo, misteriosamente affetto da cecità, Guglielmo capisce che l’astinenza dalle pratiche di penitenza rende lo spirito debole e predisposto alle tentazioni.

Decide allora di ritornare a Gerusalemme, e riacquisita la vista raggiunge le spiagge del Tirreno.

Qui viene rapito dai pirati Saraceni che lo rilasciano immediatamente per il gran fetore di carne putrefatta che fuoriusciva dal giaco.

Raggiunta nuovamente la Terra Santa, Guglielmo si dedica non solo alla vita contemplativa ma aiutando anche i contadini del luogo nel lavoro dei campi.

Dopo circa due anni decide di partire per il santuario di San Giacomo a Compostella in Spagna dove si finge morto per abbandonare definitivamente ogni legame terreno.

In Spagna non si ferma a lungo e ben presto sbarca in Italia. Le notizie a questo punto della sua vita si fanno certe e documentate.

Si stabilisce nei pressi di Pisa vivendo come eremità nell’isolamento in una grotta ma la solitudine non dura a lungo perché ben presto viene contornato da altri romiti.

Si costituisce così un nucleo di confratelli che si indirizzano all’ospitalità dei bisognosi e viene iniziata la costruzione di un’ ospedale per la protezione e alloggio dei pellegrini che, attraverso la Via Francigena, si recavano a Roma.

Eremo di Malavalle (Castiglione della Pescaia, Grosseto)
Eremo di Malavalle (Castiglione della Pescaia, Grosseto)

In seguito Guglielmo lascia la comunità religiosa per scendere in Maremma, che a quel tempo era luogo deserto dove la malaria e la palude riempivano lo spazio.

Vista la natura impervia e le condizioni ostili alla vita dell’uomo nella pianura, San Guglielmo scelse come prima dimora Monte Pruno, una zona vicina al castello di Buriano. Lì riprese il suo eremitaggio costruendosi una piccola celletta e in questo luogo ebbe la straordinaria apparizione delle Vergine Maria.

La permanenza a Monte Pruno non durò a lungo e ben presto si rimise in viaggio. Raggiunto il paese di Castiglione delle Pescaia il Santo viene ospitato da una misericordiosa famiglia del posto e qui guarisce dalla febbre la moglie dell’uomo che lo ha ospitato.

La notizia del miracolo si diffonde rapidamente ed egli è costretto a cercare un posto più isolato e con l’aiuto del sacerdote del paese, riesce ad assicurarsi una misera dimora in quel di Malavalle.

Il suo isolamento però non durò a lungo perché venne raggiunto da un giovane che volle condividerne l’esempio.

In questo luogo impervio e dimenticato da tutti tranne che dalle bestie, San Guglielmo compie uno dei suoi miracoli più famosi : l’uccisione del drago che infestava la macchia circostante.

La sua presenza a Malavalle sarà purtroppo breve, perché il fisico ormai debilitato dalle continue penitenze e dal digiuno si spegne un anno dopo, il 10 febbraio del 1157.

 

libera rielaborazione di Elisabetta Masetti, Guglielmo penitente in Maremma. La fecondità di un incontro