Rassegna stampa

Il mistero della campana superstite

Nel suo Tempio maggiore, dedicato ai santi patroni Biagio e Guglielmo, è esposta da alcuni giorni una campanina del 1654, commissionata da Baldassarre, ultimo rampollo della casata Austini. Il manufatto bronzeo presenta, oltre al blasone di famiglia, la seguente scritta: + Spx. Vincit. Xps. Imperat. Xps. Regnant. A. D. MDCLIIII.

Una Madonna con Bambino completa il raro cimelio. Un mistero però, avvolge questa campanina. Collocata anticamente nel campanile a vela della primitiva pieve (oggi casa canonica), in compagnia di due campane provenienti dal soppresso Convento dei frati, vengono fuse in blocco nel 1844 per costruire la nuova campana, che troverà sede nel campanile di San Biagio appena terminato. E questa campanina! E' veramente l'unica "superstite" dell'antico trittico?

Mistero o no, resta il rammarico che al suo fianco non ci siano le due "conventesi", molto più antiche, visto che il contenitore dal quale erano state prelevate risale ai primi del '500.

Mario Zannerini, La Nazione, giovedì 30 gennaio 1997


Nella pieve un'antica campana di bronzo

Commissionata dal Marchese Baldassarre Austini, ultimo discendente della Casata senese e Signore del luogo, questa campanina datata 1654, è presumibilmente un ex-voto: collegabile all'investitura di Cavaliere di Santo Stefano, ricevuta da Baldassarre l'anno precedente. Questa sarà collocata con sfarzosa cerimonia nell'unico campanile esistente della primitiva Pieve. Su questa campanina aleggia un'ombra di mistero! In due manoscritti d'archivio, il primo del 1659, descrivendo l'antica Pieve (oggi Casa Canonica), si ha notizia dell'esistenza di tre campane poste nel campanile a vela della facciata.

Essendo stato costruito a ridosso del rinascimentale Tempio il nuovo campanile, ed essendo ancora privo dell'adeguata campana, vengono vendute a peso per la loro fusione le tre campane esistenti. Queste, con aggiunta di altro metallo, presso la fonderia Rafanelli di Pistoia, contribuirono alla realizzazione della nuova desiderata campana. E allora, quale può essere il motivo della mancata fusione e ricomparsa in terra caldanese di questa campanina? Per le due "conventesi", che accolsero nel 1828 l'ingresso in paese di Leopoldo II Granduca di Toscana è ipotizzabile la stessa buona sorte.

Mario Zannerini, Il Tirreno, giovedì 20 febbraio 1997


Il mistero dela piccola campana. Dal 1654 il prezioso reperto è arrivato intatto e quindi non è mai stato distrutto

La lunga storia della campana degli Austini rimane ancora avvolta nel mistero. Il prezioso reperto, datato 1654 e attualmente conservato nella chiesa di San Biagio a Caldana, fu commissionato a Baldassarre Austini, ultimo discendente della casata senese e signore del luogo. Prova schiacciante è la croce ad otto punte biforcata, simbolo dell'ordine dei "cavalieri di Santo Stefano", che si trova nell'arme gentilizia di famiglia posta in altorilievo nell'opera bronzea. Molto probabilmente la campana rappresenta un ex voto per l'investitura all'ordine stefaniano, ricevuta dallo stesso nobile. Solo nel 1991 che si capì l'importanza della campana, quando la stessa fu tolta dall'oratorio di Sant'Antonio (costruito nel 1670); fu allora che si poté constatare la pregevole fattura del reperto, ulteriormente impreziosito dallo stemma araldico. Esposta al pubblico nel 1993 nell'ambito della prima mostra sacra allestita a Caldana con la collaborazione della Sopraintendenza per i beni artistici e storici di Siena, fu quindi riposta nel tempio di San Biagio. Ma su questo manufatto esistono due documenti d'archivio, che rendono la storia particolarmente intrisa di mistero. Nella prima testimonianza del 1659, descrivendo la chiesa, si parla dell'esistenza di tre campane poste nel piccolo campanile a vela della facciata dell'antica pieve caldanese. Due di esse provenivano dal convento (ormai soppresso) di Santa Maria dei frati agostiniani e furono concesse, a patto che fossero restituite su espressa richiesta del vescovo. L'altra notizia è datata 1844 e parla della fusione delle tre campane per la realizzazione di una nuova da porre nel campanile costruito a fianco del rinascimentale tempio di San Biagio. In base a questi elementi il reperto sopracitato non dovrebbe esistere più; in realtà l'opera bronzea è attualmente in bella mostra nella nicchia che accoglie la Madonna delle Grazie. L'unico rammarico è che non sia affiancata dalle altre due, provenienti dal convento cinquecentesco e quindi molto più antiche.

Manuela Cini, La Nazione, 21 febbraio 1997


Fulmine colpisce il campanile di San Biagio

Fulmine colpisce il campanile della chiesa di San Biagio a Caldana. I violenti temporali che si sono abbattuti su tutta la Maremma hanno danneggiato l'edificio di culto. Poco dopo la mezzanotte di sabato un fulmine ha colpito il campanile della chiesa, causando grande paura in tutto il paese. Testimone dell'accaduto Sabatino Martellini, elettricista che abita a pochi passi dalla parrocchia di cui cura l'impianto elettrico. "Guardavo la tv quando all'improvviso ho sentito un grosso boato e ho visto una luce fortissima, come fosse giorno. Allora mi sono precipitato in chiesa per verificare la situazione. Arrivato in cima al campanile ho subito capito cosa era successo: un fulmine ha colpito il crocifisso in ferro che sovrasta il campanile, danneggiandone la struttura portante e scaricando tutta la sua potenza sull'impianto elettrico della parrocchia, bruciandolo. Da almeno quattro anni il parafulmine del campanile è piegato su sé stesso, fuori uso. Tutti in paese sappiamo di questo problema, ma nessuno ha mai mosso un dito. Forse dovremmo fare una colletta per aiutare don Enzo a posizionare un nuovo parafulmine". Sul posto sono intervenuti la polizia municipale e i vigili del fuoco, che hanno transennato la zona e dichiarato il campanile pericolante. I vigili del fuoco hanno effettuato un intervento di cerchiaggio per contenere momentaneamente la struttura danneggiata; inoltre, hanno informato Comune e Curia sull'entità del danno e della necessità di mettere in sicurezza l'edificio.

Corriere della Maremma, 21 giugno 2010