Lo stemma

a cura di Beatrice Cetrullo

1) SCUDO TRONCATO: scudo diviso in due parti uguali da una linea orizzontale che forma due campi, l'uno superiore e l'altro inferiore. In Italia fu distintivo di parte ghibellina. Gli stemmi che hanno il troncato o il partito (divisione a metà nel senso verticale), quando non siano quelli che riuniscono le armi di due famiglie, vogliono esprimere due frasi che danno luogo a una più complessa allegoria. La troncatura può essere formata anche da una fascia.

2) ELMO: si trova, in araldica, come ricordo della Cavalleria e delle imprese militari. L'elmo è posto sopra lo scudo d'arme e secondo la sua struttura e posizione indica il grado nobiliare del titolare dello scudo. Molte fogge di elmi furono usate nel Medioevo, fra le quali la celata, caschetto assai leggero da cavaliere, il morione usato dai fanti, il bacinetto (casco senza visiera), il pentolare. L'elmo di Conte è d'argento rabescato dello stesso, bordato d'oro, posto per un terzo in profilo verso destra, graticolato di 17 pezzi d'oro, con la gargeretta dello stesso.

3) AQUILA/AQUILOTTO: la nobilissima fra gli uccelli disdegna il basso e si compiace delle sconfinate solitudini, il suo nido è inaccessibile sulle eccelse vette. Essa è simbolo della potenza, della vittoria, dell'impero, di prosperità. È il re dei volatili. L'aquila araldica è molto diversa da quella naturale. Viene quasi sempre rappresentata con le ali spiegate, in atto di attacco: ossia come se salisse in linea verticale; con la testa voltata verso il fianco destro dello scudo, col rostro incurvato e la lingua sporgente; con le zampe e gli artigli aperti e con la coda increspata. Moltissimi stemmi italiani si sono fregiati dell'aquila.

4) FASCIA: essa occupa il terzo di mezzo scudo ed è pezza onorevole di prim'ordine. La posizione centrale e orizzontale che essa occupa nello stemma corrisponde alla posizione che ha il cingolo sul corpo del cavaliere, e di ciò dobbiamo tenere conto perché, per molto tempo, gli araldisti assegnarono nell'arma posizioni e configurazioni uguali a quelle del corpo umano, così si ebbe il capo, il corpo, la punta. Nell'addobbamento del cavaliere l'oggetto più sacro era il cingolo con la spada. Così pure lo si riscontra nel formulario della cerimonia. Questo fa pensare all'origine delle varie decorazioni della fascia. Il Pietrasanta fu il primo che interpretò la fascia quale simbolo del cingolo cavalleresco. Era questa la cintura che fasciando le reni reggeva la spada del cavaliere.

5) MEZZA LUNA: dicesi crescente: in questo caso la sua posizione è montante. Simbolo della Diolettica variabile nelle forme come la luna, come dice Piero Valeriano nei suoi Geroglifici; incostanza nella sfortuna, cambiando continuamente la luna nelle notti; fortezza d'animo nella sventura, a somiglianza della luna che fa luce nelle tenebre.

6) BANDATO: dicesi bandato lo scudo coperto di 6 o più bande alternate, ciascuna di smalto differente fra loro. Nel blasone lo scudo bandato si incomincia dallo smalto che occupa il cantone sinistro superiore. Nel nostro caso è bandato d'argento e di rosso in 7 pezzi.

GIALLO: oro. Indica nobiltà, ricchezza, splendore, gloria, potere, forza. Il più nobile metallo del blasone: simboleggia la forza, la fede, la ricchezza, il comando.

AZZURRO: questo colore, essendo quello del cielo, ha simbolizzate tutte le idee che salivano alte. Rappresenta la fermezza incorruttibile a somiglianza del cielo che non è soggetto a corruzione, né a mutazione; di gloria, poiché questa s'innalza sulle cose terrene, della virtù dote celeste. Il Crollalanza scrive: “I guerrieri vollero con esso esprimere la vigilanza, la fortezza, la costanza, l'amor di patria, la vittoria e la fama; i sacerdoti l'amor celeste, la devozione e la santità; i trovadori la poesia, i principi, la nobiltà, la ricchezza, pensieri alti e sublimi; i magistrati la giustizia e la fedeltà; le donne la castità e la verecondia”. Dai detti simbolici si vede l'importanza e la nobiltà di questo colore nel blasone. In Italia fu distintivo dei Guelfi.

BIANCO: fu istintivo di parte guelfa. Generalmente il bianco è sostituito dall'argento, ma si trovano anche dei fiori, animali e pezze araldiche di questo colore.

ROSSO: indica spargimento di sangue in battaglia, audacia, valore, fortezza, nobiltà cospicua e dominio.


L'Insegne Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire è un ordine cavalleresco di fondazione pontificia, con doppia personalità giuridica (cioè canonica e civile).

È di Collocazione della Casa Granducale di Toscana. Dopo vari tentativi di Cosimo I de' Medici, fu solo con l'ascesa al soglio papale di Papa Pio IV - favorevole alla casa dei Medici - che il 15 marzo 1561 poté essere fondato l'Ordine di S. Stefano Papa e Martire, consacrato sotto la regola benedettina, in memoria della vittoria riportata sui Francesi del maresciallo Strozzi del 2 agosto 1554 contro Siena, festa di S. Stefano Papa e Martire; per altri, invece, dal giorno della vittoria di Cosimo nella battaglia di Montemurlo (1° agosto 1537).

Fu lo stesso Papa Pio IV che con la solenne Bolla del 1 febbraio 1562 ne decretò la costituzione e ne approvò lo statuto, dando il Gran Magistero “in affidamento” alla Casa Granducale di Toscana.

Il primo gran maestro fu Cosimo e poi i suoi successori, i granduchi di Toscana, prima di casa Medici e poi di casa Asburgo-Lorena.

Le insegne dell'ordine sono la croce rossa a otto punte bordata d’oro in campo bianco.

La sua missione era di liberare il Mediterraneo dai pirati musulmani e i cristiani dalla schiavitù ottomana.

L'ordine dei Cavalieri di S. Stefano è tutt'oggi pienamente operante, con altre modalità e finalità.